VIRKON® S: efficacia biocida e inerzia chimica sempre “a braccetto”

I biocidi sono ormai leve sanitarie riconosciute ed essenziali per contrastare la diffusione delle patologie animali sul comprensorio e per contenere la pressione infettiva in allevamento.

Tuttavia, molte formulazioni possiedono spesso proprietà corrosive che possono impattare negativamente su aspetto visivo e integrità fisica di strutture, superfici e attrezzature, rivelandosi causa di danni economici, rischi di malfunzionamento e aumento degli oneri di manutenzione.

L’inerzia chimica è quindi un criterio di selezione fondamentale di detergenti e disinfettanti perchè descrive la tendenza di una sostanza attiva a mantenere la propria struttura senza reagire con i substrati con cui viene a contatto.

Il profilo di inerzia chimica si riferisce alla resistenza dei composti chimici e alla tendenza a rimanere inerti in assenza di fattori che possano innescare una reazione, es. una variazione di temperatura/pressione o la concentrazione di una o più sostanze chimiche diverse.

La forza di inerzia si manifesta come una resistenza opposta all’inizio di una reazione chimica. Più elevata è l’inerzia di un composto, maggiore sarà la forza necessaria per innescare la reazione. Al contrario, i composti con bassa inerzia sono più sensibili alle variazioni ambientali e sono quindi più facilmente reattivi.

Ad esempio, l’uso ripetuto di sodio ipoclorito può contribuire a degradare la qualità del cemento nel tempo, con comparsa di fenomeni di vaiolatura delle pavimentazioni, indebolimento e maggiore suscettibilità alla fessurazione del calcestruzzo. Spesso – anche dopo soli due anni dalla posa – i pavimenti dei ricoveri zootecnici non adeguatamente protetti o trattati con rivestimenti anticorrosione possono presentare gravi difetti di integrità fisica: in queste circostanze, l’aumento di porosività e la crepatura del materiale di costruzione producono ricettacoli intrinseci per lo sviluppo di microflora saprofitaria, che – protetta da biofilm – diviene potenziale responsabile di patologie recidivanti (es. Salmonella infantis negli allevamenti avicoli) con compromissione del buon esito degli interventi di detergenza e disinfezione in vuoto sanitario.

Sostanze attive come composti di ammonio quaternario, iodofori e acido peracetico possono corrodere le superfici metalliche tra cui acciaio inossidabile, ferro zincato e alluminio. In questo caso, la corrosione può provocare ruggine, vaiolatura e malfunzionamento di impianti, macchinari e attrezzature ad uso zootecnico.

I composti fenolici possono invece causare scolorimento e deterioramento delle superfici in legno, con indebolimento degli elementi costitutivi, essiccazione precoce, esposizione al danneggiamento traumatico e compromissione della durata di vita produttiva della struttura.

Idrogeno perossido, ammoni poliquaternari e formaldeide possono invece degradare materiali in plastica e gomma: l’azione corrosiva di queste sostanze attive si manifesta sotto forma di incrinature e spaccature della superficie oppure dalla fragilità e dalla perdita di elasticità del materiale stesso.

Il ricambio frequente degli indumenti di lavoro con rotazione continua di tute e dispositivi di protezione individuale (DPI) è un pilastro delle buone prassi di biosicurezza comportamentale. Nel caso di tessuti e fibre tessili, prodotti cloroattivi generici possono essere causa di scolorimento, fragilità, lacerazione e usura prematura; mentre a loro volta gli alcoli possono degradare i componenti in gomma e lattice riducendo efficacia e longevità dei DPI (es. guanti e stivali).  Particolare attenzione va posta anche alle proprietà chimiche di detergenti e disinfettanti nel caso dell’impianto elettrico e dei cavi di collegamento. Valori di pH estremamente acidi e alcalini (es. detergenti a intensa azione sgrassante) possono provocare la corrosione dei contatti metallici, il deterioramento della guaina isolante, con aumento del rischio di cortocircuito e incendio. Il rischio di corrosione degli agenti chimici utilizzati durante l’applicazione del protocollo di igiene e disinfezione può essere comunque mitigato da veterinari e allevatori tramite i) criteri di scelta del disinfettante; ii) conformità della concentrazione della soluzione pronta all’uso di disinfettanti e detergenti alle istruzioni d’uso raccomandate dal Produttore; iii) interventi di manutenzione puntualmente scaglionati nel tempo; iv) regolare ispezione visiva del grado di usura di superfici e strutture di allevamento e v) posa di pavimentazioni rivestite di resine per aree ad elevata aggressione chimica (es. fermentazione organica, deiezioni animali) e rischio corrosione. Informazione e documentazione rimangono comunque sempre i pre-requisiti per una corretta selezione del biocida di riferimento di un protocollo di igiene e disinfezione: in aggiunta alla valutazione della scheda di sicurezza, la lettura della scheda tecnica del prodotto e l’eventuale richiesta di supporto tecnico del fornitore in caso di dubbio sono sempre must inderogabili.

Virkon® S Studi di validazione dell’inerzia chimica
Virkon® S

Alle diluzioni efficaci consigliate da Lanxess Biosecurity Solutions, un esteso protocollo di studio dimostra che le soluzioni disinfettanti di Virkon® S abbinano i parametri di eccellenza biocida ad ampio spettro d’azione ad elevati standard di inerzia chimica nei confronti di numerosi materiali e dei loro elementi costitutivi per assicurare così efficacia, compatibilità e sicurezza d’uso in tutte le condizioni di allevamento.

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