In tempo reale con l’arrivo della task force europea EuVet (EU Veterinary Emergency Team) in missione per estendere assistenza per la preparazione tecnico-scientifica e il coordinamento delle azioni di sorveglianza dettate dall’attuale emergenza, la conta delle positività tra cinghiali è salita a 31 carcasse, tutte fortunatamente identificate nella zona infetta.
In un recente articolo, Pig Progress – oltre a stimare i suini abbattuti nella zona infetta (8.000) capi, ha menzionato uno stanziamento di € 50 milioni per finanziare misure di contrasto alla Peste Suina Africana.
Il 30% di tale intervento (€ 15 milioni) è stato iscritto alla voce di COSTO…. Biosicurezza.
Contestualmente, però, un lavoro di ricerca di prossima pubblicazione (Maggio 2022) su Science of The Total Environment descrive – dati alla mano – uno scenario in cui la vera minaccia per la filiera suinicola e per la salute pubblica deve essere inoltre valutata in ottica One Health.
Infatti, i cinghiali non sono solamente portatori del virus della Peste Suina Africana, ma sono anche vettori di agenti zoonosici antibioticoresistenti noti habitués della microflora saprofitaria in allevamento (Salmonella spp., Campylobacter spp.).
In tale prospettiva, questa “peste” offre dunque un’opportunità più unica che rara: convertire un presunto costo in un INVESTIMENTO a beneficio dell’intera catena del valore. Allevatori, veterinari, macellatori, trasformatori, fino alla collettività dei consumatori.
Come?
Semplice. Attivare e sostenere iniziative di mobilitazione (sensibilizzazione, educazione e formazione) dei produttori zootecnici alle buone prassi di biosicurezza: strutturale/comportamentale, esterna (recinzioni, arco di disinfezione per l’igiene degli automezzi) e interna (protocollo detergenza e disinfezione, monitoraggio e controllo di momenti/punti critici).
Banale. Mai sentito l’espressione … Prendere due piccioni con una fava?
Filiera Protetta significa Consumatore Salvaguardato.
