Trovandoci ad affrontare l’emergenza Coronavirus troviamo quindi utilissime le caratteristiche precedentemente descritte e non ci resta che trasferirle nell’ambito civile, all’interno di un Protocollo di Biosicurezza che parte dall’aspetto comportamentale (confinamento dei sintomatici, mascherine di protezione), passando per un’igiene attiva (igiene delle mani con gel specifici, delle superfici di utilizzo multiplo come maniglie, mancorrenti, ecc. con salviette disinfettanti monouso), fino ad arrivare alla produzione di droplets disinfettanti di calibro opportuno.
Torniamo quindi a considerare dal punto di vista infettivo le dimensioni delle goccioline altresì dicasi droplets, che nel momento in cui vengono prodotte (tosse, starnuti, semplice parlare) hanno dimensioni che variano moltissimo tra di loro.
Quelle che contano dal punto di vista epidemiologico sono più piccole di 10 µm vale a dire piccolissime (1µm=1/1.000.000 di metro pari a 1/1.000 di mm).
Per andare ad agire su queste bisogna avere degli strumenti adatti, vale a dire che producono dimensioni analoghe, riproducendo così le loro dinamiche.
La maggior parte degli ULV (Ultra Low Volume) dichiarano particelle di circa 40 µm di diametro, che se vengono valutate correttamente, cioè nel senso volumetrico, 1 di esse equivale ad 8 particelle da 20 µm ciascuna (Volume della sfera V=4/3 x π x r3) e quindi a 64 particelle da 10 µm.
Quando la nebbia disinfettante andrà progressivamente a depositarsi, dopo una distribuzione uniforme nell’ambiente, la sua costituzione mi porterà un altro vantaggio: un aumento esponenziale della superficie coperta a parità di volumi applicati.
Si passa quindi da un’ottima disinfezione di volume
a una completa disinfezione di superficie.